mercoledì 11 settembre 2013

Tosco: investire in formazione e nuove tecnologie

Interviste ai protagonisti del  Dental Forum 2013:

Franco Tosco Fondatore di Lessicom ed esperto di Organizzazione Aziendale applicata agli Studi Odontoiatrici.


Franco, la  situazione economica difficile deve indurci ad attendere a fare investimenti per migliorare la struttura?

La tipologia degli studi odontoiatrici mono professionali o associati, dal nostro osservatorio, si sta molto semplificando. Ci pensa la situazione economico finanziaria e sociale internazionale e nazionale.

Delle 3 grandi fasce in cui collocare gli studi:
- sopravvive quella più bassa che si gioca i pazienti che non possono attendere i tempi dilatati dell’accesso al servizio pubblico o che non pensano alla patologia orale come una malattia.
- vive bene quella alta, quella della qualità che mira all’eccellenza. Qui l’afflusso di clientela è in crescita significativa e proviene dalla fascia di mezzo, alla quale la classe più alta sottrae in maniera definitiva il pacchetto clienti. Sempre qui, l’aumento della produttività è significativa e talvolta importante, anche a due cifre.
- realmente in crisi è (o era) la fascia di mezzo, quello della realtà mono professionale con uno o due giorni dell’igienista, dell’ortodontista ogni 15 giorni o tre settimane, di un collaboratore endodontista magari cinque o sei ore a settimana. Magari due o tre assistenti che, a rotazione o a caso, svolgono la funzione di segreteria([1]).
Secondo noi è quella destinata in tempi medio brevi a scomparire. Anche per motivi anagrafici, concentrando in sé, in modo importante, una popolazione odontoiatrica con età più elevata e comunque superiore ai cinquant’anni. Sono professionisti la cui precedente esperienza relativamente facile non li ha allenati a immaginare o ad affrontare il cambiamento, condizione indispensabile per sopravvivere ora e riprendersi alla fine del periodo difficile. Non è il caso di richiamarsi al futurismo e a Marinetti, pensando alla crisi come ad una grande scopa del mondo che fa pulizia, ma è sufficiente richiamarsi a Darwin e alla sua selezione della specie. Sopravvivono i più adatti.





Ma chi ritiene di potercela fare, perchè in possesso di professionalità adeguata, o ritiene di dovercela fare, perchè ad esempio ha figli che devono subentrare nell’attività, allora deve investire. Ed è questo il momento di farlo. Investire sì, ma in che cosa?
Innanzittutto nel proprio Studio. Che significa poi scommettere e investire su di sé. Il proprio Studio deve essere dodato di tutto quanto serve per esprimere al meglio la professionalità del titolare, la deve esaltare. Quindi con tutte le attrezzature e le tecnologie più avanzate. Che naturalmente vanno mostrate e indicate ai pazienti perchè colgano il valore della qualità e facciano i confronti con le altre realtà che non le utilizzano. E con la formazione importante al corrispondente utilizzo da parte delle Risorse Umane di assistenza. Perche le RU formate prendono coscienza di sé, crescono in autostima, lavorano meglio, producono di più a pari condizioni e trasmettono la sensazione di serenità e qualità ai pazienti.
Se questo è un periodo in cui c’è in qualche studio una parziale flessione di accesso, quel tempo va impiegato per formare e studiare e prepararsi alla fine del tunnel. Perchè è comunque certo che il tunnel, se non ti siedi e lasci andare avanti gli altri, prima o poi finisce e se ne esce. E occorre essere preparati all’incognita che si troverà.





[1]) I liberi professionisti sono da valutare con particolare attenzione. La loro collocazione li pone in teoria tra coloro che non dovrebbero soffrire particolarmente in questo momento. Ma subiscono per contro una pesante selezione al loro interno, e ciò vale per tutte le aree professionali. Nella condizione socio-economica precedente anche professionisti di media capacità avevano comunque un loro mercato a cui attingere, il che permetteva loro di mantenere un trend di vita tranquillo. Ora, sotto la spinta della minore disponibilità finanziaria, tutti coloro che accedono all’attività dei professionisti (avvocati, commercialisti, consulenti del lavoro, architetti, medici, dentisti etc.) vogliono la qualità, vogliono il professionista di livello alto. Disposti anche a pagare di più, ma a fronte di risultati che durino nel tempo e che non richiedano, se non nella misura minore possibile, ulteriori interventi correttivi. Il nostro Paese ha visto proliferare una pletora atipica di professionisti in quasi tutti i settori di specializzazione, tale da non avere confronti con quasi nessuno degli altri paesi Europei. Ciò perché si mirava soprattutto a quelle professioni, pur disponendo di capacità medie, che garantivano una vita economicamente agiata o serena. Oggi si va alla selezione. I clienti si indirizzano verso la qualità e l’eccellenza: chi non è in questa fascia è destinato a scomparire. Per restare nel mondo odontoiatrico, in Italia il rapporto dentista-paziente è attorno a 1/800. Nella media europea abbiamo circa 1/2000. E’ nelle cose che in tempi medi il nostro “parco dentisti” si dimezzi.



      Davis Cussotto
      Presidente ANDI Asti
      davis@lostudiodentistico.it

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